"Ognuno di noi lascia su questa terra un segno
più o meno profondo del proprio esistere.
Graffiamo con vigore la vita
per imprimere un segno indelebile,
il nostro".
Il romanzo ruota intorno a tre donne il cui filo conduttore è il richiamo che punteggia la vita di Giuseppina, la voce narrante, un’attrice di teatro sociale, una girovaga del mondo per scelta.
In primo piano, si avverte il continuo sforzo della realizzazione identitaria della protagonista, che scava nelle origini della sua famiglia, tentando di preservare quel microcosmo dall’oblio, in
una realtà che cambia repentinamente e inesorabilmente, con il rischio di cancellare la sacralità delle radici ataviche della sua terra e del suo tempo. Sullo sfondo, il razzismo e l’omofobia, lo
stupro e il riscatto delle donne permeano tutto il romanzo. In questo intreccio, si collocano i ricordi di Julia, sua madre, con il richiamo del sangue, di Jolanda, la dolce sorella di latte, con
il richiamo dell’amore, e di Justine, “ebrea saffica sopravvissuta”, con il richiamo della sua identità.
La storia si dipana nella splendida Santa Cesarea Terme, dove Giuseppina torna a vivere, dopo tanto peregrinare per le periferie del mondo, raccontando emigrazioni di popoli in cammino e memorie
etno-storico-geografiche, spaziando dall’antropologia alla psicologia, poesia e letteratura. Tra le grinze della vita, tra memoria e richiami, Giuseppina riesce a riappropriarsi delle sue forti
radici, quasi un rafforzamento ancestrale, senza più timore di perderle.